Il Pugno Aperto: la storia

Il nostro racconto

Siamo alla fine degli anni Ottanta, quando la competenza sociale passa alle Regioni.
Un gruppo di cinque o sei ragazzi che frequenta il corso per educatore professionale vede questi cambiamenti come la possibilità per costruirsi il futuro. Nasce il Documento, un foglio pieno di proposte e idee che il gruppo condivide con altri giovani colleghi e amici educatori. Un foglio su cui è annotato quello che si potrebbe fare. Una visione.
Il passo successivo è fondare il Pugno Aperto. La cooperativa nasce il 6 giugno del 1991 e ha sede in due stanzine sopra la chiesetta di San Tomaso de’ Calvi, a Bergamo. All’epoca il web non è quello di oggi e per capire cosa accade nella cooperazione sociale, bisogna andare sul posto. A Milano stanno nascendo dei servizi interessanti. E lì che si va per conoscere. Il Pugno Aperto diventa una delle prime Cooperative in tutta la provincia di Bergamo a proporre l’Assistenza Domiciliare Minori e a organizzare una comunità-famiglia che accoglie i minori in difficoltà.
Nel 1993 ha il suo primo dipendente. Tre anni dopo sono nove. Nel 1996 apre la comunità per minori il Guado, a Dalmine. È uno spazio dove vivono i ragazzi delle famiglie in difficoltà, quelle dove i genitori non riescono a prendersi cura dei figli.
Nel dicembre del 1997, il presidente della Cooperativa è Antonio: si occupa anche dell’amministrazione e ha il polso sui progetti più importanti. Proprio il penultimo giorno dell’anno, muore in un incidente domestico. La sua morte costringe la cooperativa a ripensare l’organizzazione interna. Inizia un lungo percorso di suddivisione dei compiti.
A Dalmine viene allestito un progetto sull’affido familiare in collaborazione con un gruppo di famiglie della zona. Del resto il rapporto con il territorio è un altro dei temi cari al Pugno Aperto. La Cooperativa cerca di innescare uno scambio fecondo con chi vive nelle aree dei suoi interventi. Punta a coinvolgere le persone del luogo, a far nascere un bel gruppo di volontari.
Nel 2000 nasce il consorzio Solco Città Aperta, di cui il Pugno Aperto è tra i soci fondatori.
Nel 2004 i progetti sembrano andare a gonfie vele, ma il cambio istituzionale nel Comune di Valbrembo stravolge le politiche sociali. Le convenzioni in atto vengono chiuse. La conseguente difficoltà economica e gli investimenti fatti su grossi progetti espongono la Cooperativa al rischio di chiusura. Quattordici persone perdono il lavoro. Per proteggere i lavoratori e per uscire dalle logiche del semplice appalto di servizi, si dà inizio a una fase che porterà a una riorganizzazione interna e all’ISC - Impresa Sociale di Comunità - alle governance condivise, alle coprogettazioni, alle alleanze più ampie e alle collaborazioni con altre realtà territoriali.
Dal 2004 inizia la collaborazione con Migrantes, che dopo qualche anno, viene assorbita.
Ai servizi orientati ai minori e alle famiglie, dal 2005, si aggiungono quelli che rispondono al disagio degli adulti, in particolare a povertà ed esclusione. Il Pugno Aperto prova a fare impresa sociale cercando di conoscere il contesto in cui interviene, di stare dentro il mondo, di lavorare in maniera sostenibile e con giustizia, senza tuttavia orientarsi troppo al profit, senza voler interpretare il ruolo di manager del sociale.
Oggi il Pugno Aperto è una casa condivisa, ognuno ha dato qualcosa di sé, ne ha costruito un pezzetto giorno dopo giorno. È una realtà che prova a costruire insieme ad altri opportunità  per le persone e le comunità, che continua a sognare e a “riorganizzare la speranza in un futuro che c’è”.

Organigramma

La governance

 

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